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La Repubblica popolare ha già sorpassato gli Stati Uniti: per il 2016 si prevedono 450 mila unità vendute, per il 95 per cento prodotte da aziende locali


12mila stazioni per ricaricare 5 milioni auto elettriche entro il 2020. È questo il nuovo e ambizioso sogno della Commissione nazionale per le riforme cinese. Ci sono quasi 4mila modelli di «veicoli a nuove energie» in sviluppo e, per quanto riguarda il mercato delle auto elettriche propriamente detto, la Repubblica popolare ha già sorpassato gli Stati Uniti con oltre 331mila unità vendute nel 2015, il triplo rispetto all’anno precedente. E non solo è ancora in crescita - per il 2016 si prevede la vendita di 450mila unità – ma il 95 per cento dei veicoli venduti sono prodotti da aziende locali, con buona pace di Tesla.

Uno sviluppo però con «caratteristiche cinesi». Secondo l’Economic Daily, il 90 per cento delle start up nate intorno a questo business con i loro prototipi non soddisferanno gli standard imposti da Pechino nemmeno in due anni. Al momento infatti non esiste ancora una legislazione che regoli quelle auto che vanno a meno di 100 km/h ed è stato lo stesso Ministro per l’industria e la tecnologia informatica a lanciare l’allarme: «C’è una proliferazione di veicoli elettrici a basso costo che hanno batterie che mettono a rischio le strade e l’ambiente». Nella regione dello Shandong, ad esempio, nei primi otto mesi di quest’anno sono stati venduti 330mila veicoli elettrici, molti di più dei 245mila ufficialmente approvati in tutto il paese. Così delle oltre 200 aziende che si stanno sperimentando in questo campo ne rimarranno solo dieci, probabilmente quelle con i finanziatori più affermati.

Jack Ma di Alibaba, Terry Gou della Foxconn, l’immobiliarista Li Ka-shing e il fondatore della televisione online LeEco Jia Yueting sono tra i miliardari che spiccano per aver investito somme superiori ai due miliardi di dollari in aziende pronte a far concorrenza alla Tesla. In uno sfavillante concessionario della Bjev di Pechino, il commesso ci racconta come solo l’anno scorso e solo nella capitale, hanno venduto 60mila auto elettriche. L’azienda locale è quella sotto l’ombrello di LeEco ed è tra quelle che si stanno affermando maggiormente sul mercato. L’Eu260, il modello che va per la maggiore, costa circa 34mila euro, ma ha al consumatore costa ben 15mila euro in meno per le sovvenzioni statali. A sentire il commesso si ricarica in 24 ore ed ha un’autonomia di 230 chilometri.

E a Pechino le colonnine per le super ricariche non mancano. Una mappa interattiva mostra come la capitale dell’ex impero di mezzo ha ormai 984 stazioni. Di ognuna indica il prezzo, se è privata o pubblica e se bisogna pagare anche una tariffa per il parcheggio eventuale della macchina. Il governo ha lanciato gli incentivi del 30 per cento per chi acquista una macchina elettrica in 15 città. A Shanghai ormai le stazioni di ricarica sono più di 1300. Navigando la mappa interattiva si può capire come il fenomeno delle auto elettriche si sta diffondendo rapidamente nelle grandi città e nelle ricche regioni costiere.

Anche le amministrazioni locali ci scommettono. Taiyuan, nella regione centrale dello Shanxi, un tempo era uno dei poli più importanti dell’industria del carbone ma oggi si sta riconvertendo all’elettrico. Entro l’anno gli oltre 8mila taxi presenti in città saranno per decreto sostituiti da auto elettriche prodotte da un’azienda locale, la Byd. Si tratta di un’investimento di 108,5 milioni di euro, cui si devono aggiungere altri 17,5 milioni per la costruzione di una rete di oltre 1800 stazioni di ricarica. Per una regione dove la crescita si era arenata per la dismissione dell’industria del carbone è una manna dal cielo. E anche per la qualità della vita dei suoi abitanti: dall’inizio dell’anno, quando è cominciata l’operazione, la qualità dell’aria è migliorata di 18 punti percentuali.

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